Jamaica Inn by Daphne Du Maurier

Jamaica Inn by Daphne Du Maurier

autore:Daphne Du Maurier
La lingua: ita
Format: azw3, epub
Tags: Literary, Thrillers, Suspense, Historical, Fiction
editore: Neri Pozza Editore
pubblicato: 2015-09-01T22:00:00+00:00


Capitolo 10

Nella penombra, Mary osservò il suo profilo netto e ben delineato, con il naso sottile e prominente rivolto in basso come il becco ricurvo di un uccello; serrava le labbra sottili e pallide e si sporgeva in avanti appoggiando il mento su un lungo bastone di ebano che aveva fra le ginocchia.

In un primo momento non poté vedere gli occhi di lui, velati com’erano dalle corte ciglia bianche, ma quando, girandosi sul sedile, l’uomo le rivolse attenzione sbattendo le palpebre, quegli occhi bianchi le apparvero trasparenti e privi d’espressione come fossero di vetro.

«Dunque ci ritroviamo sulla stessa via per la seconda volta» le disse con la voce dolce e delicata di una donna. «Ho di nuovo il piacere di aiutarla lungo la strada. È bagnata come un pulcino: farebbe meglio a togliersi i vestiti». La fissava con fredda indifferenza mentre Mary, confusa, lottava con la spilla che le fermava lo scialle.

«Qui c’è una coperta asciutta: le potrà servire per il resto del viaggio» continuò, «e per quanto riguarda i piedi, staranno meglio scalzi. La carrozza è abbastanza protetta dagli spifferi».

Senza dire una parola, Mary si liberò dello scialle inzuppato e del corpetto, avvolgendosi nella ruvida coperta che il parroco le porgeva. I capelli si erano sciolti dal fermaglio e le ricadevano sulle spalle nude come un velo; si sentiva come una bambina che, colta nel bel mezzo di una scappatella, siede con le mani docilmente incrociate e obbedisce alle parole del suo padrone.

«Allora?» riprese lui guardandola tutto serio, e subito la ragazza si ritrovò a farfugliare un resoconto della giornata. Come quella volta ad Altarnun, c’era qualcosa in lui che la spingeva a cadere in contraddizione e la faceva sembrare una sciocca contadinella ignorante: il suo racconto, infatti, risultava poco convincente e lei stessa ne usciva piuttosto male, nei panni di una donna come tante che si era screditata alla fiera di Launceston ed era stata abbandonata dall’uomo che si era scelta, costretta infine a tornarsene a casa da sola. Aveva vergogna di nominare Jem e si limitò a descriverlo come uno che campava scozzonando cavalli e che lei aveva incontrato una volta durante una passeggiata nelle brughiere; e siccome quel giorno c’era stata una discussione a Launceston riguardo la vendita di un cavallo, temeva che fosse stato coinvolto in qualche imbroglio.

Si domandava che cosa Francis Davey pensasse di lei, che se ne andava a Launceston con un tizio incontrato per caso, perdeva il proprio compagno in circostanze spiacevoli e, nel buio della notte, percorreva la città fradicia e inzaccherata come una donna di strada. L’uomo la ascoltò in silenzio, deglutendo di tanto in tanto come Mary lo aveva già visto fare.

«Sicché non si è trovata tanto sola, dopo tutto» le disse infine. «Il Jamaica Inn non è poi così isolato come credeva».

Mary arrossì nell’oscurità; benché lui non potesse vederla in volto, sapeva di essere osservata e si sentì colpevole, come se avesse commesso un reato e ora la stessero accusando.

«Come si chiamava il suo compagno?» le domandò pacato.



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